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La privazione nel Seminario IX

  • La privazione

Nel capitolo 12 del Seminario, Lacan fa riferimento alla privazione come il punto più centrale della struttura dell'identificazione del soggetto. Il tema è stato già lavorato nel Seminario IV in cui, dei tre termini -castrazione, frustrazione e privazione- il primo era stato il più essenziale.

Nel Seminario IX, la privazione è un riferimento molto importante visto che si tratta del soggetto non in tanto castrato, ma in quanto privato. Nella topologia del toro, il giro mancante è una privazione, non una mancanza, vale a dire, che nei giri del significante, per costituire il soggetto, ne mancherà uno; il soggetto è privato di esso. Se così non fosse, ci sarebbe un significante che lo rappresenterebbe. Da qui si può pensare la castrazione rispetto della privazione. Nella castrazione esiste il supposto che c'è stato qualcosa.

Il Reale è della privazione, non prodotto di una castrazione. Noi siamo privati del godimento, non castrati. Ne siamo privati perché al soggetto gli manca un significante che possa rendere conto di ciò, che lo rappresenti. Dunque, non è il godimento come mancanza, ma come privazione.

Quello che mi colpisce di questa lezione è che a partire dal concetto di privazione e di mancanza introduce il discorso sull'unità e la totalità e torna sul concetto di classe e di classificazione. La classe dei mammiferi costituita dal tratto unario "mammella", lo zoologo costituisce la classe dei mammiferi perchè stacca la mammella e identifica l'assenza di mammella: la mammella, tratto unario escluso, diventa ciò che permette di fare la classe dei mammiferi (quelli che hanno la mammella). C'è un rapporto di inclusione ed esclusione, dove il rapporto di esclusione permette di ordinare, e potremmo dire anche di contare. Il soggetto è questo tratto unario escluso, -1, e in quanto tale introduce la privazione.