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La scrittura della metafora nell’ultimo insegnamento

Sempre si è pensata la metafora come la sostituzione di un significante per un altro, come figura retorica che trascina un senso. Da L’istanza della lettera, passando per il Seminario IX fino al XXII (RSI), il concetto è stato ripensato.

Lacan, nella seconda osservazione della lezione del 17 dicembre del 1974 del Seminario RSI, dimostra il suo interesse per il titolo “La Venere fisica” utilizzato da Maupertuis nella sua ricerca e rileva che, sebbene il libro dello scienziato faccia riferimento fondamentalmente a quello scrutato al microscopio, c’è qualcosa di catturato nel nome che va al di là, qualcosa di più considerevole. Vale a dire, riconosce un uso della metafora in un certo contesto, che potrebbe segnalare non solo un resto di non detto, un in più. Venere è il nome della dea dell'amore, della sessualità, la fecondità e la bellezza nella sua fisicità: metafora che per Lacan potrebbe dire della riproduzione sessuata. Dunque, il concetto conterrebbe un punto privilegiato di significazione, da dove partirebbero altri sensi. In ogni caso, le sue ipotesi su relazioni tra cellule "maschi e femmine", la metafora del titolo ed un reale esaminato al microscopio che chiede del senso, palesano il nodo della non-relazione sessuale che Lacan trova, metaforizzata.