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Sostenere la frustrazione

 

Il nevrotico si presenta in analisi esigendo da noi una risposta alla sua sofferenza, la soluzione a un malessere che non demorde o l’accesso a ciò che dice desiderare e non riesce mai a raggiungere. Pretendere di soddisfare la domanda, che generalmente parafrasea le forme più semplici ed incalzanti -“Mi dica come devo fare”, “cosa devo fare”- e non sostenere invece il punto di frustrazione radicale, potrebbe portare al degrado questa forma immaginaria, dove la risposta dell’analista sarà per il soggetto sempre insufficiente o approssimativa.
Cosa fare dunque con quest’inganno della domanda nel dispositivo analitico?
Ci sono due vie da percorre in relazione alla frustrazione: mettere in tensione il nodo con l’Altro attraverso cui il nevrotico cerca d’istituire il proprio desiderio; attraversare il cammino che va dalla frustrazione alla costituzione del soggetto nel desiderio. Perché accada, egli dovrà essere “rappresentato” -a detta di Freud, da un rappresentante rappresentativo- e cioè escluso dal campo stesso dove l’analista interviene, il registro Simbolico. Questo modo di organizzare i rapporti con il mondo, si costituisce nel soggetto da uno sdoppiamento e un misconoscimento sulla questione fondazionale della propria struttura, vale a dire, che da una parte il soggetto si accomoda al discorso Universale e dall’altra, alla marca significante in relazione alla pulsione e alla mancanza di risposta dell’Altro.

Lo sdoppiamento tra enunciato ed enunciazione slitta nel discorso su due piani, fin quando si produce nell’analisi l’effetto di senso sulla domanda stessa e non su un tentativo di risposta, grazie al supporto della frustrazione della domanda da parte dell’analista.