“Basta un professore, solo uno! per salvarci da noi stessi” D. Pennac.
Testo predisposto per la Cattedra di formazione docente dell’Università di Palermo, a Buenos Aires (Argentina).
È possibile formare insegnanti d’eccellenza? Risulta fattibile instillare nei docenti la necessità di sviluppare una pedagogia che oltrepassi i limiti di ciò che è curriculare? Qualche decennio fa, queste domande insieme a molte altre hanno acquisito importanza nell’ambito accademico. Le diverse testimonianze che si sono susseguite in materia scolastica hanno progressivamente arricchito le casse collettive di un sapere che alcuni ambivano organizzare e trasmettere, al fine di ottimizzare la pratica educativa. Più in generale, il termine “docente” è l’attuale participio presente del verbo latino docěre “insegnare”, una antica formazione causativa che significa letteralmente “far sì che qualcuno impari”. L’indiscutibile rapporto tra insegnamento e apprendimento ha motivato la ricerca di modalità formative in grado di ottenere negli studenti livelli di apprendimento significativi, profondi e trasformativi. L’autore e insegnante Ken Bain si è proposto di esaminare i metodi dei professori in grado di suscitare esperienze di apprendimento altamente efficaci negli studenti. Nella sua ricerca ha stabilito linee guida che hanno permesso di istituire una serie di premesse in questo senso. Ha osservato che:
I migliori professori credono che la maggior parte degli studenti possano imparare, cercando modi che aiutino tutti nel riuscirci. Si chiedono come incoraggiare gli studenti a pensare ad alta voce e come creare un’atmosfera non minacciosa in cui ci riescano. Cercano modalità per dare loro l’opportunità di combattere i propri pensieri senza dover affrontare la valutazione dei loro sforzi (Bain, 2007, p.39).
Questi “professori straordinari” offrono ai suoi allievi una finestra al mondo attraverso lezioni ben preparate, oltre all’implementazione di tecniche utili a scoprire la propria creatività. Inoltre, gli esami fanno parte di un’esperienza di apprendimento che implica comprensione e ragionamento critico, al fine di stimolare nell’alunno il desiderio di continuare ad apprendere. Perché ciò accada, questi insegnanti riconoscono nell’apprendimento umano un processo complesso, in cui la comprensione è più importante del ricordare. Ne sono la prova gli studenti che utilizzano ampiamente il materiale offerto in classe, ragionando su concetti e informazioni in modo creativo e integrato. Per quanto riguarda l’approccio educativo di questi insegnanti, si osserva un discernimento estremamente ampio del proprio campo. Sono generalmente ricercatori, artisti o scienziati in attività. Conoscono in modo approfondito la storia della loro materia, permettendo loro di riflettere su di essa in modo acuto. Distinguono le idee fondamentali da quelle accessorie, discriminando quelle in cui gli studenti potrebbero riscontrare delle difficoltà. Di solito hanno pubblicazioni al loro attivo. Si aggiornano regolarmente sugli sviluppi intellettuali corrispondenti al loro campo di studio e riescono a trasferire con successo il nuovo alle loro materie attraverso la creazione di tecniche di studio che facilitano la conoscenza approfondita di concetti essenziali. Le lezioni sono elaborate in modo impegnativo, valorizzate alla pari delle loro ricerche accademiche. La capacità di pensare in modo metacognitivo (analizzare il proprio ragionamento) è sostanziale nella docenza di eccellenza. L’esigenza verso se stessi e il forte compromesso con il mondo accademico è trasferito agli studenti, dai quali si aspettano prestazioni elevate. Per fare ciò, gli mettono di fronte a “problemi importanti, attraenti o intriganti, a compiti autentici che costituiscano una sfida al momento di provare idee nuove, riconsiderando i presupposti ed esaminando i loro modelli mentali della realtà” (p.14). In questo modo, gli studenti controllano la loro educazione. L’atteggiamento del docente è di fiducia nei confronti delle loro capacità d’apprendimento, convinti che “ognuno deve trovare la propria genialità”.
Il modello mentale e la motivazione intrinseca
Le premesse sulla condizione d’apprendimento dell’essere umano devono essere conosciute dall’insegnante al momento di sviluppare programmi efficaci. Gli studi di Bain presumono che l’archiviazione, l’elaborazione e la costruzione di significati facciano parte di un “modello mentale” esistente in ciascuno, fondato durante un lapso di tempo, con variazioni da soggetto a soggetto. Il progresso intellettuale degli studenti dipende dalla capacità di costruire nuovi modelli mentali, atti all’elaborazione della realtà e all’incorporazione del nuovo. Tale processo genera resistenze. Per questo gli insegnanti straordinari ellaborano metodi per aggirarle. In particolare, nel “fallimento delle aspettative”, lo studente che pretende di raggiungere premesse ideali, abitualmente ottenne come risultato errori di calcolo. Un’altra modalità fondamentale è quella di stimolare nell’allievo la formulazione di domande interessanti per se stesso, dovuto ad essere coinvolto in esse. Questo tipo di motivazione è intrinseca alla materia e contraria alla motivazione esterna, così come lo sono il risultato positivo di un esame, un buon voto o il successo in una competizione. Gli incentivi estrinseci non producono modificazioni dei modelli mentali preesistenti o risultati duraturi nel tempo. Invece, le motivazioni intrinseche risvegliano nel soggetto l’interesse di relazionare il nuovo con ciò assimilato in precedenza, riconoscendo l’utilità dei contenuti da incorporare. Allo stesso modo, l’uso dell’enigma e la sua rivelazione nel processo di apprendimento è anche una tecnica efficace. È di vitale importanza che lo studente sia responsabile della propria educazione. A questo proposito, si distinguono diversi tipi di studenti, in cui “quelli che sanno il consensuato” sono il contrappunto di “quelli che sanno della procedura”, che fanno dell’indipendenza, la criticità e la creatività nell’apprendimento, la loro bandiera.
La classe
Pensare alla classe o a ciò che viene insegnato come un assunto erudito e di grande importanza nel rispetto più profondo per l’allievo, è una pratica comune tra i professori straordinari. Si osserva, ad esempio, nel maestro del film Il linguaggio delle farfalle una trasformazione di situazioni quotidiane in atti intellettuali di rilevanza. L’emozione inclusa nel processo di apprendimento fa il resto. Don Gregorio si mostraba interessato e impegnato con le domande di Monchito e con il suo desiderio di sapere. Le risposte del maestro aiutavano il bambino a contrastare quanto appreso nel nucleo familiare. Per Pennac, questo punto è fondamentale. Inoltre, la pianificazione della classe dei professori d’eccellenza viene affrontata dai risultati che desiderano ottenere, vale a dire, iniziano dalla fine. Per di più, s’interpellano sulle competenze da sviluppare con la loro materia e su come raggiungere la durabilità nel tempo, identificando negli studenti le idee preconcette e il modo di essercitare alcuna ingerenza su di esse, nonché di ottenere le informazioni necessarie per raggiungere ciò. Prenderanno inoltre in considerazione la possibile presenza di conflitti emotivi causati da una certa tematica, come pure l’interferenza delle credenze a scapito dell’ottenimento di conclusioni scientifiche. Ne derivano metodi per conquistare tale obiettivo, come, ad esempio, indagare negli studenti sulle loro preferenze riguardo la materia, l’invito a porre domande ogni giorno al fine di costruire una conversazione in classe; aiutarli a valutare il proprio lavoro per ottenere una visione critica di quanto appreso (p. 39). Secondo le letture psicoanalitiche sull’atto dell’apprendimento, gli studenti, alienandosi ai significanti offerti dall’insegnante, riescono a separarsi da quelli del gruppo sociale primario, in una funzione socializzante e allo stesso tempo libertaria, di capitale importanza. Pennac lo testimonia:
Nella sua materia, sono nato per me stesso. Un sé storiatore, un sé filosofo che mi poneva tra parentesi, che mi mi liberava dall’io che, fino al incontro con quei maestri, mi aveva impedito di sentirmi davvero lì.
In conclusione e per questo motivo, possiamo dire che i professori considerati straordinari condividono con i loro allievi, non solo il sapere, ma il loro desiderio di sapere, essendo quest’ultimo la piattaforma fondamentale per creare l’avvenimento.
- Author: Dott.ssa Rosana Alvarez Mullner
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Bain, K. (2007), Lo que hacen los mejores profesores universitarios, España, Universitat de València.
- Pennac, D, (2002), Mal de escuela, Barcelona, El Acantilado.
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